‘’Pioggia attesa entro 10 giri’’, ‘’pioggia tra 10 minuti’’, ‘’le precipitazioni provenienti da est raggiungeranno la pista entro pochi minuti’’, sono solo alcuni dei sibillini messaggi che le avanzatissime strutture metereologiche che ad ogni Gran Premio di F1 supportano i team nella valutazione della strategia più corretta da mettere a punto hanno diffuso nel corso di tutta la durata del Gp di Montecarlo.
Eppure, nonostante la tecnologia, nonostante i fior di quattrini spesi nell’acquisto, nello studio, nella manutenzione, nella progettazione e nella gestione delle apparecchiature modernissime delle quali ogni team dispone, quanto avvenuto domenica ha palesato come ancora nessuno sia veramente e totalmente in grado di prevedere con assoluta certezza cosa il clima possa riservare.
Già, perché a dispetto di cotanta precisione sbandierata ai quattro venti dai potenti mezzi di cui sopra, la pioggia non ha bagnato Montecarlo, se non per uno o due giri nel finale della gara; pioggia che pareva potesse anche diventare battente, salvo poi rivelarsi un fuoco di paglia, vanificando la corsa di Vergne che montando di gran fretta le gomme da bagnato ha tentato di compiere l’azzardo della vita. Eppure, un Gran Premio di F1 non è solo tecnologia. Ancora oggi.